Per diventare grandi ci vuole tempo; se non si intraprende
fin da subito la strada giusta, raggiungere i propri obiettivi diventa quasi
impossibile. Impegno e sacrificio a volte non bastano, ci vuole anche tenacia, testardaggine,
la costanza e la cosa più importante è Credere in quello che si sta portando
avanti. Ho fatto due chiacchere a gennaio con Francesco, un ragazzo con un
sogno più grande di lui e della sua immaginazione. L’ho risentito un anno dopo,
incuriosito, per sapere come sta andando
Ad un anno dalla creazione della Faraldo Racing, cosa possiamo dire?
A gennaio avevo un progetto appena bozzato ed un obiettivo
non ben definito. Ad oggi posso solamente dire di essere molto soddisfatto e
che l’obiettivo, ora chiaro, è stato raggiunto e superato. Ho imparato molte
cose nuove durante l’anno: la lavorazione della vetroresina e carbonio, la
costruzione di telaietti in alluminio, lo studio e la modifica degli impianti
elettrici, la progettazione tridimensionale e disegno Autocad e tanto altro. Ho
lavorato sodo e questo mi ha portato ad essere un punto di riferimento per
molti Piloti e Team britannici.
Un anno è un lasso di
tempo piuttosto breve, quali progetti hai portato a termine?
Avevo un unico progetto nel 2017, trasformare una moto Naked
in una Supertwin con la minima spesa. Il progetto è stato portato a termine ed
è stato molto apprezzato. Per i primi mesi ho ricevuto delle critiche, anche da
persone vicine; malgrado questo dispiacere, ho sempre portato avanti ciò in cui
credevo e ho anche trovato dei sostenitori.
Quali invece sono
sulla carta per il 2018?
L’obiettivo che mi sono prefissato era il Manx Grand Prix
dell’Isola di Man. Onestamente mi sembrava una meta al di sopra delle mie
potenzialità e mi ha portato a pensare per mesi se fosse giusto puntare subito
così in alto oppure no. Ho continuato a credere in questo sogno e a maggio sono
stato all’Isola di Man, durante il TT per pubblicizzare questo progetto. Questa
cosa mi ha permesso di stare a stretto contatto con Team, Organizzatori e Piloti.
Alcuni mesi dopo, sono stato contattato da Chris McGovern (Manager e padre del Pilota Rikki McGovern) ed abbiamo trovato un accordo per il 2018. Per iniziare ho comprato una Kawasaki Er6 del 2012 che sto trasformando in una Supertwin. A marzo partiremo per l’Inghilterra per il primo test a Brands Hatch durante la prima gara del Bemsee. Ci sposteremo poi verso l’Irlanda per la Cookstown 100 e la North West 200. Da lì andremo all’Isola di Man per partecipare al TT ed a seguire al PostTT. Al momento ho un altro pilota inglese interessato a partecipare insieme a noi alle stesse gare, ma dobbiamo ancora confermare il tutto.
Il mio obiettivo è salito di livello, sarà un’impresa molto difficile e rischiosa. Bisogna sempre impostare degli obiettivi che sono quasi fuori portata: se l’obiettivo è raggiungibile facilmente, significa che si sta facendo qualcosa al di sotto del proprio talento e potenziale.
Alcuni mesi dopo, sono stato contattato da Chris McGovern (Manager e padre del Pilota Rikki McGovern) ed abbiamo trovato un accordo per il 2018. Per iniziare ho comprato una Kawasaki Er6 del 2012 che sto trasformando in una Supertwin. A marzo partiremo per l’Inghilterra per il primo test a Brands Hatch durante la prima gara del Bemsee. Ci sposteremo poi verso l’Irlanda per la Cookstown 100 e la North West 200. Da lì andremo all’Isola di Man per partecipare al TT ed a seguire al PostTT. Al momento ho un altro pilota inglese interessato a partecipare insieme a noi alle stesse gare, ma dobbiamo ancora confermare il tutto.
Il mio obiettivo è salito di livello, sarà un’impresa molto difficile e rischiosa. Bisogna sempre impostare degli obiettivi che sono quasi fuori portata: se l’obiettivo è raggiungibile facilmente, significa che si sta facendo qualcosa al di sotto del proprio talento e potenziale.
Per ora hai sviluppato
la tua attività sulla er6; pensi di espanderti specializzandoti su un altro
modello?
Sono talmente preso dal progetto TT che non mi sono neanche
posto la domanda. Sicuramente non voglio smettere di sognare. Ho fatto molti
sacrifici: ho rinunciato al mio lavoro per inseguire questo progetto, cambiato
sede per avere un po’ più spazio, investito in attrezzature da lavoro, comprato
un furgone per spostarmi senza problemi e tante altre spese. Se ci sarà modo di
espandermi specializzandomi su altri modelli di moto lo farò volentieri, è
tutta esperienza che entra.
I tuoi progetti
riguardano quasi totalmente l’estero, come mai questa scelta?
La scelta dell’estero, più specificamente Regno Unito,
Irlanda e Isola di Man, è dovuta dal semplice fatto che, per fortuna, la loro
mentalità è molto differente da quella degli italiani.
Fin da piccolo ho sempre sentito dire che i britannici sono un popolo dalla mentalità molto chiusa; forse nella vita
quotidiana un po’ lo sono, ma nel mondo delle corse sono molto diversi.
A mio modo di vedere, sembra che in Italia il senso delle corse sia basato solo sui soldi e sulle conoscenze. Si seguono le mode e diamo spazio solo ai piloti e alle aziende di un certo livello. I britannici invece corrono e seguono le gare per pura passione e divertimento, vengono apprezzati sia i primi tre classificati sia tutto il resto dei partecipanti. E poi, basta seguire i loro campionati per capire il motivo della mia scelta.
A mio modo di vedere, sembra che in Italia il senso delle corse sia basato solo sui soldi e sulle conoscenze. Si seguono le mode e diamo spazio solo ai piloti e alle aziende di un certo livello. I britannici invece corrono e seguono le gare per pura passione e divertimento, vengono apprezzati sia i primi tre classificati sia tutto il resto dei partecipanti. E poi, basta seguire i loro campionati per capire il motivo della mia scelta.
Gli obiettivi a lungo
termine invece quali sono?
Non ho obiettivi a lungo termine, ogni giorno è una nuova
sfida! Mi pongo un obiettivo, faccio il possibile per raggiungerlo imparando
cose nuove. Prima di impostare il nuovo progetto, vedo come procede quello
attuale ed in base a quello decido cosa fare in futuro. Un po’ come è successo
questo anno. Il mio obiettivo era quello di lavorare su una moto da corsa e
trasformarla completamente da un tipo di moto ad un’altra, da lì poi si sono
aperte molte altre strade ed i miei obiettivi quindi sono diventati più grandi.
Un anno è un lasso di tempo davvero piccolo, se vissuto
appieno e con un progetto in mente. Francesco lo ha fatto ed ha portato a casa
delle enormi soddisfazioni. In un anno non ha creato una rete di contatti, ma
ha trovato persone con le quali costruire e portare avanti i suoi progetti, e
nel futuro probabilmente verrà ricordato come un ragazzo italiano, con gli
occhi di chi sogna oltre l’ostacolo più alto, che lavora sodo senza ascoltare
le malelingue. Tanti nemici, tanto onore, ma anche tanta gloria.
Potrete seguire il suo nuovo progetto nella Pagina Facebook
ed Instagram: FARALDO RACING.